Il paesaggio dalla finestra del museo
I tramonti, il vento, il torrente, le stagioni che passano, i boschi e le siepi. Ogni finestra del museo rappresenta allo stesso tempo uno sguardo sulla natura ed un invito a entrarvi, con il massimo rispetto ma senza alcun timore.
Ogni sguardo è un quadro in continua trasformazione, che non finisce mai di stupire e può essere interpretato con passione e spirito curioso.
Le curiosità sui fiori
Come fanno le piante a produrre i profumi che ci deliziano la vita? Quali materie prime utilizzano? Come si possono estrarre queste essenze? Nel box dei profumi troviamo le risposte a queste domande e la possibilità di annusare le fragranze di molte essenze vegetali (dalla lavanda all’arancio, dal gelsomino alla mimosa).
In un angolo scopriamo che è importante conservare le specie in via di estinzione, che ci sono piante che fioriscono sott’acqua mentre altre lo fanno a 4.000 metri di altezza, che nel mondo ci sono fiori veramente strani e fiori che si aprono solo in alcune ore del giorno… o della notte.
Le erbe di campo per una misticanza primaverile – foto di P.M. Guarrera
Il fiore e l’uomo
Su ogni petalo di un grande tavolo a forma di margherita sono disponibili sei postazioni computer (margherita informatica). In ognuna di queste, dialogando con un programma di facile utilizzo, possiamo indagare i rapporti che da sempre noi umani abbiamo mantenuto con il mondo dei fiori.
Entriamo infine in un laboratorio dove, nel mese che precede la festa della “Madonna del Maggio” ad Acquapendente, vengono realizzati i grandi mosaici di elementi naturali chiamati “Pugnaloni”. Possiamo così scoprire tutte le tecniche e i trucchi che, insieme ad una smisurata pazienza, portano alla realizzazione di questi capolavori vegetali.
I Pugnaloni: la leggenda
Nel 1166 il borgo di Acquapendente era tiranneggiato da un feroce governatore di Federico Barbarossa e la popolazione era allo stremo. Narra la leggenda che il segnale per iniziare la rivolta arrivò con un miracolo: la fioritura di un ciliegio noto a tutti per essere secco da anni. Confortati da questo segno divino, file di contadini armati solo dei loro “pungoli” (attrezzi di legno appuntiti per incitare i buoi durante i lavori nei campi) riuscirono rapidamente a cacciare il tiranno e le sue truppe.
L’immagine della fioritura come simbolo di liberazione e rinascita rivive ancora ogni anno, la terza domenica di maggio, con l’esposizione per le vie della città di bellissime composizioni di fiori chiamate “pugnaloni”.
Fase di realizzazione dei Pugnaloni
Il nome deriva proprio dal “pungolo” perché, in origine, i pugnaloni erano semplici pungoli decorati da ghirlande floreali e portati in processione dai contadini. Con il passare degli anni si sono man mano trasformati e oggi sono delle grandi tavole di 2,60 per 3,60 metri, interamente ricoperte da mosaici di petali di fiori, foglie o altri elementi vegetali.
I racconti “a veja” dei contadini di un tempo
Le mura dell’edificio del museo (il Casale Giardino) così come quelle di tante altre case coloniche del territorio, hanno raccolto nel tempo le voci delle famiglie contadine, ne hanno riscaldato gli animi nelle lunghe sere d’inverno, custodito i sentimenti, conservato i desideri, ascoltato i racconti. Oggi alcuni di questi racconti, ma anche momenti di vita, aneddoti, ricordi, tornano a risuonare negli ambienti del casale, scanditi dalle vere voci dei protagonisti di una volta registrate nel programma Ricordo di un tempo presente nella postazione multimediale vicina al grande camino.